LaMiaRadio intervista Marco Rossignoli, presidente TER (Tavolo Editori Radio) e coordinatore Aeranti-Corallo

  • Ottobre 11, 2018
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Oggi su LaMiaRadio vi proponiamo l’intervista esclusiva all’avvocato Marco Rossignoli, presidente TER e coordinatore Aeranti-Corallo. TER è il Tavolo Editori Radio, società che cura la rilevazione dell’ascolto radiofonico in Italia. Rossignoli ne fa parte dal 2016 ed è Presidente del Consiglio di amministrazione dal 14 giugno 2018. Aeranti Corallo, che nel 2018 ha festeggiato i 20 anni di attività, è invece un’associazione di categoria che rappresenta radio e tv locali, sia di tipo commerciale sia di tipo comunitario. Con Rossignoli, esperto in diritto della radiodiffusione e patrocinante in Cassazione, abbiamo fatto il punto su TER, a due anni dalla sua nascita, sull’efficacia del metodo di rilevazione dati, sul mondo delle radio locali e poi tante altre curiosità.

Avv. Rossignoli, quale bilancio sente di tracciare di queste prime settimane alla presidenza del Tavolo Editori Radio?

Il 24 luglio scorso sono stati pubblicati i dati relativi all’indagine sugli ascolti radiofonici RadioTER del primo semestre 2018 (composto dal 1° e 2° trimestre 2018). Il 3 settembre è stato, quindi, pubblicato il volume con tutti i dati di ascolto relativi al primo semestre. Da tali dati emerge una sostanziale tenuta dell’ascolto complessivo della radio, con stabilità nel quarto d’ora medio, un lieve incremento nei 7 giorni e una flessione del 2,6% nel giorno medio. Il metodo CATI adottato per la rilevazione garantisce un ampio campione e la continuità della ricerca negli anni; tale metodo viene utilizzato anche negli altri principali Paesi europei.

Nell’ottica dell’alternanza tra esponenti nazionali e locali della radiofonia, si aspettava questa nomina?

Ringrazio il CdA di TER per avermi nominato, all’unanimità, presidente. L’alternanza tra chi è espressione dell’emittenza nazionale e dell’emittenza locale è prevista dallo statuto della società.

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Ter è stato istituito da 2 anni. Quanto è stata importante la costituzione di questo Tavolo e secondo lei qual è il passo in avanti più importante che è stato fatto?

Il settore della radio aveva necessità di una rilevazione degli ascolti stabile, basata su una metodologia idonea a rilevare l’intero comparto: pubblico e privati, nazionali e locali, commerciali e comunitarie.

 A proposito di anni, Aeranti Corallo quest’anno festeggia i 20 anni da quando è stata istituita. In merito allo sviluppo dell’editoria locale, si ritiene soddisfatto di quanto fatto dall’associazione in questi anni e qual è, a suo avviso, il più grande traguardo raggiunto?

Aeranti-Corallo è stata costituita nel 1998, era originariamente denominata “Coordinamento Aer-Anti-Corallo”, in quanto riuniva le associazioni AER (Associazione Editori Radiotelevisivi), l’ANTI (Associazione Nazionale Teleradio Indipendenti) e il CORALLO (Consorzio Radiotelevisioni Libere Locali) già operanti dall’epoca delle prime emittenti radiofoniche e televisive locali.
A seguito dell’unificazione avvenuta nel 2001 dell’AER e dell’ANTI nell’AERANTI, la federazione ha modificato la denominazione in quella attuale di Aeranti-Corallo. Il principale obiettivo della federazione è stato quello di costituire una rappresentanza unitaria del settore televisivo e radiofonico locale, commerciale e comunitario. Tra i principali risultati raggiunti, quello di aver stipulato il Contratto collettivo nazionale giornalistico per le imprese radiotelevisive locali, che recepisce le specificità del settore.

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Tornando al Ter, per quanto riguarda la rilevazione dei dati di ascolto, utilizzate il metodo Cati e attraverso un buon numero di interviste, suddivise nei vari trimestri, riuscite avere un quadro affidabile dei risultati. Ritiene che questo metodo si avvicini alla verità assoluta o c’è ancora da lavorare per migliorare la rilevazione?

L’indagine è realizzata dalle principali multinazionali delle ricerche; in particolare a GfK e Ipsos è commissionata la ricerca per rilevare gli ascolti del mezzo radio nel giorno medio, nei sette giorni e nel quarto d’ora medio. A Doxa è affidata, inoltre, la ricerca parallela che ha l’obiettivo di misurare la copertura dell’ascolto della radio nel periodo che eccede gli ultimi 7 giorni, ovvero i 14 e 28 giorni. Il controllo complessivo è affidato alla società Reply consulting.

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Sull’editoria locale, abbiamo visto in questi anni la grande crescita di diverse realtà come Radio Norba, Radio Bruno, solo per citarne alcune. Realtà che fanno numeri da grandi network. Qual è il segreto secondo lei?

Sono molte le radio locali che hanno rilevanti ascolti e importanti fatturati, con riferimento ai rispettivi territori; si tratta delle emittenti che hanno saputo realizzare realtà imprenditoriali multimediali fortemente legate alle aree nelle quali operano.

Per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria delle piccole realtà, quale può essere la via d’uscita per sopravvivere?

La fonte di ricavi principale di qualunque editore privato è e resta la raccolta pubblicitaria. Questo vale per i network e vale per le emittenti locali, qualunque sia il relativo bacino servito. Credo che, soprattutto per le realtà più radicate nel territorio, sia importante cercare di rafforzare il legame con il proprio bacino naturale, per diventarne il mezzo di riferimento.

Spesso vediamo nei grandi eventi, come Sanremo, le locali voler scimmiottare i grandi network. E’ una cosa che ha senso o le locali dovrebbero più spesso ritrovare la loro essenza territoriale?

Credo che la maggior parte delle emittenti radiofoniche locali abbia, nel corso degli anni, trovato una propria dimensione e un proprio linguaggio espressivo, una cifra stilistica personale. Penso che parlare anche di grandi eventi, con inviati sul posto – come fanno numerose radio locali nell’occasione del Festival di Sanremo – non comporti necessariamente di “copiare” i network. Penso, piuttosto, che parlare e raccontare un evento con il proprio linguaggio contribuisca a legare i propri radioascoltatori al marchio.

 Qual è la sua idea di radiovisione? Favorevole o contrario?

La radiovisione è una delle numerose possibilità offerte oggi alla radio. La radio sta diventando sempre più multipiattaforma, i dati del primo semestre RadioTER ne danno una chiara conferma.

Sulla programmazione dei grandi network, accusati spesso di passare la solita musica, che idea si è fatto? Giusto seguire i gusti e le tendenze o si potrebbe osare un po’ di più?

Penso che per conquistare il pubblico siano necessarie scelte editoriali artisticamente valide.

 Lei, da ascoltatore, è affezionato alla musica delle playlist o alla radio parlata?

A me la radio piace tutta; poi dipende dal momento in cui l’ascolto. Per esempio, l’informazione è un elemento di grande importanza, ma anche i programmi dove si alterna musica e parlato. Ogni radio ha una propria caratterizzazione, e questa è la chiave del relativo successo.

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 In un periodo di evoluzione per il mezzo radiofonico, con il passaggio da radio ad audio e a tutto quello che ne concerne, che idea si è fatto della radio del futuro?

La radio del futuro sarà sempre più presente su tutte le piattaforme. Gli ascoltatori non perderanno l’abitudine alla radio – che dimostra una grande vitalità in tutti i momenti. Semplicemente, a mio avviso, la radio vincerà la scommessa di rinnovamento quando sarà completamente svincolata dalla piattaforma diffusiva e potrà essere ascoltata ovunque e con qualunque mezzo.

Antonio Tortolano

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