Ogni domenica Camilla Galli fa “Cagnara” su Radio Città Fujiko: la nostra intervista alla speaker bolognese

  • Giugno 8, 2021
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Oggi su LaMiaRadio, vi proponiamo l’intervista a Camilla Galli, speaker di Radio Città Fujiko, al timone da un anno di “Cagnara“. Il programma va on air ogni domenica alle 13 e alla co-conduzione c’è Alessio Modica. La regia è affidata a Filippo Baldini, mentre alla parte tecnica Michele Dudine. Il claim della trasmissione è “Cagnara, dove tutto è finto ma niente è falso!”. Le frequenze su Bologna e provincia sono quelle di 103.1 ma dopo appena qualche ora chi si fosse perso la puntata può ascoltarla su iltumulto.it/cagnara. Con Camilla, conduttrice frizzante e costante vulcano di idee, abbiamo parlato dell’idea del programma, del segreto del successo di una radio libera, di radiovisione, dei suoi progetti e di molto altro ancora…

Camilla, ci racconti come nasce l’idea di Cagnara e com’è stata per te questa stagione radiofonica?

In passato io, Alessio Modica e Filippo Baldini avevamo già lavorato insieme, poi, per una serie di vicissitudini, avevamo preso strade diverse. Un anno fa ho finalmente trovato il coraggio di cambiare vita e la prima cosa che ho fatto è stata contattarli. Per realizzare Cagnara abbiamo coinvolto Michele Dudine, che si occupa della parte tecnica ed è subito diventato un membro fondamentale del gruppo: è il nostro D’Artagnan. Fin dalle prime settimane abbiamo ottenuto un riscontro più che positivo e di recente abbiamo ricevuto alcune proposte interessanti, ma devo confessare che, poiché lavorare in radio era rimasto il mio sogno anche negli anni in cui mi sono occupata d’altro, considero il solo fatto di essere tornata in onda un trionfo!

Radio Fujiko fa parte di quelle radio libere che ancora coinvolgono una buona fetta di pubblico. Secondo te qual è il segreto per avere un pubblico così affezionato pur non facendo parte di una major?

Radio Città Fujiko è ben radicata sul territorio, e ha saputo rimanere sempre fedele a se stessa. Inoltre, in questi contesti, si crea spesso un rapporto autentico e di grande vicinanza tra chi realizza i programmi e chi li ascolta, anche grazie ai canali social, che curo molto. Infine, Claudio Succi ci ha dato fiducia fin dall’inizio e, per chi ha la fortuna di poter “costruire” ogni puntata da zero, godere della più assoluta libertà per quanto riguarda i temi, i contenuti e, non ultima, la selezione musicale è davvero impagabile. E immagino che chi ci segue lo apprezzi.

A chi non ha mai ascoltato il tuo programma, cosa diresti per incuriosirlo? Cos’ha Cagnara che altri non hanno?

Prima di tutto, potrei suggerirgli di correre su www.iltumulto.it e rimediare! Camilla De Leo (creatrice del sito e mia amica da sempre) carica regolarmente, nella sezione “Cagnara”, le puntate andate in onda. Il programma nasce dal desiderio di raccontare un percorso ogni settimana diverso, dando agli ascoltatori l’impressione di essere seduti con noi ai tavolini di un bar. Ha poi tante anime, come si evince anche dalla playlist del programma, che trovate su Spotify, quindi chi ci ascolta non sa mai cosa aspettarsi. E, perfettamente allineata con lo spirito di Cagnara, non posso non citare la nostra libraia di riferimento, Alberta Longo, della Libreria Dante di Ravenna, che nel corso di ogni puntata dispensa consigli libreschi preziosi e decisamente non convenzionali!

Con Alessio Modica come ti dividi il lavoro di preparazione a ogni puntata?

Partiamo dalla scelta del tema, poi, durante la settimana, ci scambiamo idee e spunti. Una volta strutturate la scaletta e la playlist, le sottopongo ad Alessio in modo che possa apportare eventuali modifiche, che peraltro mi trovano sempre d’accordo. Questa sintonia, davvero non comune, rende molto semplice lavorare insieme e ci permette di avere, durante la puntata, degli scambi che sembrano preparati, mentre in realtà non lo sono affatto. A concorrere al risultato finale, sono anche le telefonate-fiume con Filippo e le fondamentali consulenze tecniche di Michele.

In Emilia Romagna le radio non legate a delle major riescono ad avere ottimi ascolti. A te piacerebbe un’esperienza in un grande network, magari portandoti dietro l’idea del tuo programma?

Negli ultimi mesi, parlando con persone provenienti da altre regioni, mi sono resa conto di quanto l’Emilia Romagna sia, da questo punto di vista, una realtà privilegiata. Tuttavia, approdare ad un grande network è scritto nel destino. Ne sono talmente certa che potrei già iniziare a cercare un pied-à-terre a Milano. Anzi, per citare una celebre canzone di Natale degli Elio e le Storie Tese, “Comprerò un’azione di Radio Deejay / e col tempo licenzierò Linus”… (che, essendo uomo di spirito, prenderà di sicuro questa boutade nel modo giusto).

 A proposito, ci dici il nome di uno speaker che apprezzi particolarmente? Sia al maschile che al femminile

Tra le voci femminili direi Geppi Cucciari, soprattutto per la conduzione equilibrata: non prevarica mai, ma allo stesso tempo non si lascia relegare al ruolo di spalla. Sul versante maschile, Alessandro Cattelan. Non solo per le sue indubbie qualità professionali, ma anche per una sensibilità non comune. Durante una telefonata in diretta su Radio Deejay, più o meno un anno fa, pur senza sapere nulla della mia storia mi ha rivolto una frase che ha squarciato l’ultimo velo dietro il quale mi stavo nascondendo. Se sono tornata a fare radio, è anche grazie a lui (oltre che alla mia psicoterapeuta!) e un giorno spero di poterglielo dire di persona.

Invece un programma dove ti vedresti bene alla conduzione e che è già in onda?

“Alto gradimento” ha fatto scuola, e per me rimane ancora oggi un punto di riferimento insostituibile. In generale mi piacciono i programmi corali, movimentati, popolati da personaggi surreali e magari con la possibilità di avere anche musica dal vivo: quelli che ti fanno sognare di far parte della squadra. Penso a Chiamate Roma Triuno Triuno e Summer camp su Radio Deejay, o a Radio2 Social Club, 610 di Lillo&Greg…

Cosa ne pensi della radiovisione?

Alla mia parte più misoneista, il termine “radiovisione” suonava come un ossimoro. Poi, però, ho riflettuto sul fatto che, in passato, è già capitato che la televisione si sia nutrita di radio, con risultati che hanno cambiato per sempre il modo di concepire l’intrattenimento, sia dal punto di vista del pubblico sia da quello di chi ideava i programmi: è il caso delle prime sit-com americane, che nacquero da celebri show radiofonici. Evento che non ha affatto depauperato la radio, anzi, le ha donato semmai un respiro ancora più ampio. Questo precedente illustre unito alla mia determinazione a lavorare in radio mi fanno dire: ok, facciamolo. A qualsiasi condizione.

Antonio Tortolano

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